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Lazio: PSA, il mondo venatorio può fare tanto

11.05.2022
Preg.mo Presidente, Gentili Assessori,
La crescita esponenziale della popolazione di cinghiali nella nostra Regione rappresenta una emergenza oltreché economica, a causa dei danni alle produzioni agricole, anche e soprattutto sociosanitaria dovuta alla presenza incontrollata di numerosi branchi nelle aree urbane e periurbane delle nostre grandi città.
Preg.mo Presidente, Gentili Assessori,
 
La crescita esponenziale della popolazione di cinghiali nella nostra Regione rappresenta una emergenza oltreché economica, a causa dei danni alle produzioni agricole, anche e soprattutto sociosanitaria dovuta alla presenza incontrollata di numerosi branchi nelle aree urbane e periurbane delle nostre grandi città.
 
Non sono poi così lontani i primi giorni dello scorso Gennaio quando sull'appennino ligure-piemontese sono stati accertati i primi casi di peste suina africana (PSA) in un'area d'eccellenza per tutta la zootecnia suina italiana e adesso lo spettro di questa Epidemia si è affacciato alle porte della Capitale, nella Riserva Naturale dell'Insugherata.
 
Tale situazione emergenziale impone quindi l'adozione di soluzioni risolutive urgenti, scevre da ogni coinvolgimento ideologico come del resto la gestione di un Epidemia richiede e per tale motivo vorremmo segnalare alcune situazioni procedurali contenute nelle Linee Guida per l'applicazione del Piano di sorveglianza per la PSA e PSC che hanno rappresentato motivo di forte preoccupazione.
 
Ci appare infatti quanto mai inusuale che le procedure di individuazione e successivo prelievo degli organi viscerali debbano essere effettuate direttamente sul luogo del ritrovamento delle carcasse, anziché in un ambiente sicuro dal punto di visto della biosicurezza, considerando che, nella maggioranza dei casi il ritrovamento è tipicamente occasionale ed in zone di difficile accesso, e che una volta effettuate le necessarie operazioni di prelievo, e comunque prima della sua rimozione, la carcassa dovrà essere lasciata sul posto con conseguente rischio di essere oggetto di predazione da parte di altri animali selvatici a loro volta potenziali vettori del virus. Infatti, successivamente sarà compito del personale incaricato della rimozione, recarsi sul luogo di ritrovamento e procedere alla rimozione della carcassa generando ovviamente un pericoloso via vai con il rischio concreto che la diffusione della PSA possa solo essere incrementata.
 
Per limitare ogni possibilità di propagazione anche involontaria del virus riteniamo quindi necessario che venga urgentemente adottato un piano di abbattimenti selettivi e di controllo di massa sui cinghiali abbattuti nella zona denominata "di attenzione" in luogo di costose quanto poco risolutive apposizioni di recinzioni oltretutto permeabili che potranno essere istallate eventualmente in base a motivate esigenze di carattere tecnico-logistico, al fine di garantire da una parte la razionalizzazione della spesa e dall'altra 'incolumità pubblica considerando che le tempistiche per l'adozione dei necessari Piani di intervento, se immotivatamente ritardati, porteranno inevitabilmente ad incrementare il rischio di diffusione con conseguente impatto sul sistema economico e turistico delle zone purtroppo interessate.
 
Siamo fermamente convinti che il mondo venatorio possa svolgere un ruolo da protagonista nel contrasto della PSA, con il coinvolgimento attivo dei cacciatori ma senza mai dimenticare l'importanza di una corretta informazione e soprattutto formazione sulla raccolta dei dati relativi ai cinghiali abbattuti ed alla ricerca attiva delle carcasse.
Rimaniamo a disposizione per ogni eventuale contributo.
 
Roma, 11 Maggio 2022
Il Presidente CONFAVI LAZIO
Gabriele Milani


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