“Peso el tacon del sbrego” è una massima della Cultura rurale veneta che esemplifica il tentativo di porre rimedio ad un problema, creando un problema ancora peggiore di quello che si voleva risolvere.
“Peso el tacon del sbrego” è una massima della Cultura rurale veneta che esemplifica il tentativo di porre rimedio ad un problema, creando un problema ancora peggiore di quello che si voleva risolvere.
In questi giorni i dirigenti della Federcaccia del Veneto hanno pubblicato sui social un post con il quale rivendicano pomposamente la paternità di un Progetto di legge fatto presentare ad un Consigliere regionale della Lega, con la collaborazione degli altri dirigenti della famigerata “Cabina di regia”, con il quale si tenta di trovare una risposta alle soggettive interpretazioni di alcuni organi di vigilanza sul corretto utilizzo di alcune tipologie di appostamento ad uso venatorio.
Fermo restando che queste soggettive interpretazioni riguardano tutte le tipologie di appostamento, sia temporaneo che precario che fisso, il Progetto di legge affronta le problematiche relative solo ad alcune tipologie di appostamento (temporaneo e precario) e non quelle delle altre tipologie (in particolare modo quelle degli appostamenti fissi).
La principale problematica ruota attorno al concetto delle possibili “modifiche di sito” che si possono effettuare nella fase di allestimento delle varie tipologie di appostamenti ad uso venatorio.
Mentre la legge statale n. 157/92 (art. 14 comma 13) chiarisce in modo categorico che non è possibile apportare alcuna modifica di sito nell’allestimento degli appostamenti temporanei (quelli che vengono allestiti prima dell’inizio della giornata di caccia e vengono completamente rimossi a fine giornata di caccia), la stessa legge statale (art. 3 bis) chiarisce che per le altre tipologie di appostamento ad uso venatorio è possibile apportare modifiche di sito purché queste modifiche “non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi”.
Quello che può fare la Regione del Veneto è quindi chiarire quale possa essere la corretta applicazione dell’art. 20 della legge regionale n. 50/93, ribadendo che le modifiche del sito tipo “tagliare l’erba sotto le piante dell’appostamento, piantare qualche chiodo per appendere le gabbie dei richiami, mettere dei rami secchi in cima alle piante”, sono consentite perché costituiscono modifiche di sito che non comportano “alterazione permanete dello stato dei luoghi”.
Cosa contiene invece il Progetto di legge di cui i dirigenti della Federcaccia del Veneto e gli altri dirigenti della Cabina di regia rivendicano la paternità?
Innanzitutto, questo Progetto di legge prevede che possano essere apportate modifiche di sito anche per gli appostamenti temporanei “ove richieste”, previsione che confligge apertamente con l’art. 14 comma 13 della legge statale n. 157/92.
Nel Progetto di legge si prevede anche la possibilità di potare le piante dell’appostamento ma solo dal primo di ottobre al 31 marzo di anno e “solo nel terzo inferiore della pianta ma senza rovinare la corteccia della stessa”.
Fermo restando che la caccia inizia normalmente alla terza domenica di settembre e termina il 31 gennaio, ci si chiede per quale motivo, secondo i dirigenti della famigerata Cabina di regia non si possano effettuare le necessarie potature delle piante prima dell’inizio della stagione venatoria e perché queste potature non possano essere effettuate su tutta la pianta e non solo, come prevede questo strano Progetto di legge, sul terzo inferiore della stessa.
I dirigenti della Federcaccia e della famigerata Cabina di regia ci spiegheranno anche perché, in questo strano Progetto di legge, sia vietato “qualsiasi movimento di terra attorno o in prossimità dell’appostamento” ed anche “la posa a dimora di piante non autoctone, arboree o arbustive”.
Se, come rivendicano i dirigenti veneti della Federcaccia con i loro colleghi della famigerata “Cabina di regia”, si presume di risolvere i problemi dei cacciatori del Veneto con queste insane e controproducenti proposte, possiamo proprio evocare un altro detto della Cultura rurale veneta che così recita: “a sémo in man dela poja”!!!
Ecco uno dei motivi per i quali andremo tutti a manifestare a Venezia il 6 settembre 2024.
Se i cacciatori del Veneto non faranno sentire la loro voce, si troveranno anche quest’anno ad essere vittime delle incursioni di alcuni agenti di vigilanza i quali, più che dedicarsi al condiviso contrasto al bracconaggio, sembrano dedicarsi alla “ caccia al cacciatore ”, utilizzando come pretesto la loro interpretazione soggettiva sulla corretta detenzione dei richiami vivi, sul corretto utilizzo degli appostamenti ad uso venatorio, sulle modalità di annotazione sul tesserino venatorio regionale dei capi abbattuti.
Ci mancavano solo i molteplici ricorsi al calendario venatorio regionale per rendere ancora più problematica la vita degli onesti cittadini che chiedono di poter esercitare in santa pace la loro Passione per la caccia!!!
on. Sergio Berlato
Presidente nazionale dell’Associazione per la Cultura Rurale
Giulia Sottoriva
Presidente nazionale della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane
Umberto Venturini
Presidente regionale dell’Associazione Cacciatori Veneti
Gianfranco Vezzaro
Presidente nazionale della Fondazione per la Cultura Rurale
Thiene, lì 27 agosto 2024